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Tzippiri

        tzìppiri [’tsippiri] s.m. A lungo confuso con il nome del rosmarino, che M. Pittau riferisce avere basi etimologiche in punico zìbbir, sopravvive in alcuni comuni sardi il nome tzìppiri per indicare una voce maschile particolarmente acuta. Non occorre grande cultura per capire che fra i due vocaboli non ci sia alcun

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Pascolo. Creative commons

A frori ses!

Un amico, diversi decenni addietro, era stato costretto ad emigrare dal paese in preda ad una siccità protrattasi per cinque anni. Decise di andare in cerca di pascoli con il gregge di capre in provincia di Alessandria. Sbarcato a Genova, ancora dentro il porto, un individuo gli si avvicinò e gli domandò: «Ce n’hai erba?»

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Ello

Ello [’ello] Relig. Appartiene al linguaggio del quotidiano di ogni varietà linguistica della Sardegna e, stante l’abbondante uso, risulta impossibile inquadrarlo in una classificazione grammaticale. Si impiega per rafforzare una affermazione, si usa per introdurre una domanda, sottolinea una palese evidenza: vive nel segno dell’antifrastica come nel parlare familiare, amicale, gergale e nel linguaggio formale.

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Cartina Geografica Mercator Hondius 1628 - creative commons

La viabilità della Sardegna in epoca nuragica

L’abitante della Sardegna tende a sottrarre valore ai propri conterranei come ha validamente sostenuto e avvalorato la chiarissima Nereide Rudas (L’isola dei coralli). Sarà capitato a ciascuno di noi di sentire affermare: “Su Sardu no est bonu a facher nudda. Sos de Milano, mì, sos de continente, ma no nois! / Il Sardo non è

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Am-ba-yè

Am-ba-yè [amba’jε] (Orosei) Relig. e Mus. Il culto del Dio Toro vive nella polivocalità sarda tradizionale ma, non è l’unica sorpresa. La venerazione del Toro sul continente europeo è attestata in pitture rupestri fin dalla fine del Paleolitico superiore (vd Altamira, Spagna, 18.500-14.000 e Lascaux, Francia, 17.500). Alcune raffigurazioni presentano tori partoriti da una dèa

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Tolói, foto di Mariano Sagheddu

Tolói

L’economia di epoca Neolitica era gestita in forma comunitaria dal clan: prodotti agricoli e capi allevati erano di tutti i componenti del clan. Il rispettoso sfruttamento della terra imponeva il cambiamento di insediamento dopo un tempo limite. I pastori alla ricerca di nuovi pascoli divennero presto pastori guerrieri che dovevano trovare e mantenere le aree

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foto di repertorio (credit commons -wikimedia)

Domu de jana

La torre nuragica era eretta da un clan che pascolava il proprio bestiame e praticava quella rudimentale agricoltura di sussistenza esercitando pieno e rispettoso possesso sulla terra. Erano note e praticate forme di rotazione (paberìle e bidattone) delle colture giunte fino a noi e, quando si riteneva che il terreno dovesse rigenerarsi, si abbandonava l’insediamento

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