Cabillu

 

 

 

 

 

 

 

cabillu [ka’billu] con sonorizzazione ([k]>[g]) agg. legato a ballu. Indicava il ballo tipico de is cabillus.

Del ballu cabillu si dice che sia nato nel corso del XIX secolo presso le popolazioni dell’Ogliastra e della Barbagia, tuttavia, non esistono attestazioni storiche in questo senso. La produzione sonora del ballu cabillu che si conosce oggi è quasi sempre eseguita dalla fisarrmonica e questa giunse in Sardegna nella metà del XIX secolo. Su come fosse eseguito questo ballu prima dell’arrivo dello strumento aeròfono non è dato sapere poiché non esistono documenti storici. La fonte documentale più attendibile, in questo senso, è contenuta nelle pagine scritte dal sacerdote Vittorio Angius per il  Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna a cura di Goffredo Casalis. Questo Dizionario enumera le tradizioni musicali di ogni villaggio del Regno di Sardegna ma, spesso, con forte approssimazione. Non tutti i balli vi sono menzionati e non sempre sono nominati anche nella particolare denominazione tipica di ogni comune isolano: raramente, se non dietro alcune formule, si capisce la forma di produzione sonora del ballo.

A partire dalle frasi musicali del ballu cabillu eseguito con la fisarmonica si può facilmente ipotizzare che lo strumento a màntice riproponga is nodas delle canne delle launeddas.

L’aggettivo cabillu si contrappone a campidanesu, relativo agli abitanti dei Campidani, ma anche di Sarcidano, Marmilla, Trexenta…

Una interpretazione paretimologica vuole che is cabillus [iz ga’billuzu] fossero ‘coloro che per entrare nelle mura di Cagliari dovessero pagare la gabella’.

Rispetto a is biddaius, i cittadini residenti nella città, ciò non è storicamente scorretto ma, il significato di cabillu era altro e aveva radici linguistiche di gran lunga precedenti la gabella. Inoltre, per entrare nelle mura di Cagliari, anche is campidanesus dovevano pagare la gabella.

L’origine di quest’ultimo termine, che compare in Europa fin dal Medioevo, è fatto risalire all’arabo qabāla col significato di «cauzione, contratto, garanzia».

Per contro, la base etimologica di cabillu è da ricercarsi nell’akk. ḫabbilu * [Métiers] ‘chasseur, poseur de pièges, trappeur / [Mestieri] cacciatore, allestitore di trappole, cacciatore di pelli’: è la descrizione del modo di vivere delle popolazioni dell’interno montuoso della nostra isola.

I popoli rifugiati sulle montagne della Barbagia e dell’Ogliastra erano déditi alla raccolta dei frutti del bosco e alla caccia e perpetuavano un sistema di vita proveniente dal Paleolitico.

Di sicuro queste persone cercavano di vendere a is casteddaius, i residenti entro le mura de su Casteddu, come anche a is campidanesus, quanto riuscivano a raccogliere e cacciare sulle loro montagne.

Due sistemi diversi di vita, determinati in forte misura dalla tipologia di territorio assai differente ha prodotto due modi diversi di concepire l’interazione con l’ambiente. Se is cabillus erano déditi alla caccia, gli abitanti della Marmilla preferivano investire nel lavoro della terra. Lo si riscontra nella produzione paremìaca:

Mellus lori arau chi no latzu parau [’mellu lɔri a’rau | γi no ’lattsu βa’rau] Meglio arare il frumento che allestire trappole.

Sitografia:

Discografia:

Sono innumerevoli le produzioni discografiche di ballu cabillu su dischi 45 giri ed altri supporti, fino alle innumerevoli esecuzioni presenti in YouTube.

© Andrea Deplano 2024

 

Foto di repertorio – creative commons

Torna in alto