Cànticos chene làcana

Cànticos chene làcana
Compact Disc del tenore di Bitti

Presentazione e testi a cura di A. Deplano
2004, Edizioni Frorias


Credo di aver acquistato una decina di volte questo volume. Alcune volte ne ho fatto omaggio ad amici che volevano conoscere il canto tradizionale sardo, altre volte rinnovavo la copia del nastro per il ripetuto, ossessivo ascolto dei brani: le manipolazioni effettuate con il registratore, riavvolgendo  miriadi di volte la cassetta per cogliere e trascrivere le parole delle poesie eseguite dalle voci soliste, o per sentire meglio i suoni e i virtuosismi delle voci del coro nella creazione musicale, smagnetizzavano il nastro.

Non era esaurita la spinta di entusiasmo creatasi intorno alla prima incisione di questi cantori di Bitti e, grazie anche alla loro maturità anagrafica, si confidava in un prodotto discografico non inferiore al precedente con il quale si stabiliva il confronto.

Nel corso dell’estate del 1991, durante i Ferienkurse di Darmstadt, il Tenore di Bitti mi raccontò delle esperienze dei primi due lavori discografici. Per il primo sentivano la necessità di registrare ad ogni costo il loro canto come un impulso irrefrenabile. Era la volontà di affacciarsi all’intero mondo, sardo e non, per testimoniare una loro competenza canora.

Il secondo volume del tenore Pro Loco si costruisce come progetto. Stabilisce il ritorno in seno alla migliore produzione poetico-culturale del proprio paese come testimonianza d’affetto verso sa bidda, avvalora pieno radicamento nella collettività di provenienza, misura la condivisione-accettazione su scala regionale, promette ulteriori sviluppi, vissuti con orgoglio da tutti i sardi negli anni successivi.

Non molto tempo dopo, la formazione è matura per assumere una denominazione caratterizzante quell’identità bittese. Il futuro nome si trova nella paternità di alcuni dei testi eseguiti in questo volume: è lo stesso nome di quel poeta popolare che con versi spesso sferzanti ha cantato la vita degli abitanti del paese di Bitti ed è stato antologizzato dal canonico G. Spano. Remunnu ‘e locu per differenziarsi da Diego Mele o da Mialinu Pira: altro poeta e altro intellettuale con cui altre formazioni di canto a tenore di Bitti si distinguono all’interno della stessa comunità paesana.

E’ un’autentica proliferazione che trova origine nella scuola di canto a Tenore creata intorno agli interpreti dei canti di questa raccolta.

Oltre che voci e maestri essi forniscono modelli da imitare come nella migliore tradizione di scuola impropria dell’oralità in cui questo canto ha vissuto nei secoli. I registri, i timbri, le stilistiche, le coloriture delle voci dell’indimenticabile bassu tundu di ziu Batore Bandinu, della contra metallica di Tancredi Tucconi, della squillante mesu-voche di Tanielle Cossellu, delle voches di Piero Sanna e di Zesarinu Farre rimangono esclusive e inalienabili caratteristiche personali misurabili nel confronto che si determina nel gusto estetico di ciascuno.

Le architetture sonore prodotte da quegli interpreti sono patrimonio comune di tutti coloro che sanno apprezzare la musica senza limiti territoriali: po narrer chi su cànticu no at làcana.

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