Toponimi-tz

TZ, tz

 

Tziu Martine [’tsiu mar’tine] Topon. a Cala Gonone. Spiaggia a S dell’abitato, piccola caletta sotto la strada provinciale per Fùili. <è possibile che la spiaggia sia intitolata ad un ‘signor Martino’ (vd lat. Martinus) se non addirittura ad un signor Martine (cfr il Condaghe di Silki, 286, 288, dove compare come cognome). Ma è molto più probabile che proprio su quel luogo si trovasse un siconio, una pianta di fico, vd akk. tī’u ‘figue / fico’ della qualità martû ‘un arbre / una pianta’ + suff. di tipo sost.le o agg.le –inu. Si conosce tuttora una qualità di ficu Martinedda ed una di ficu Mattia in Sardegna. Tutta la costa è ricca di alberi di fichi, perfino sulle pareti precipiti sul mare dove sembra impensabile una pratica agricola, vd Grotta del fico e cfr Tziu Santoru. Si può ipotizzare che uccelli di diverse specie possano aver beccato il frutto ed evacuato dei semi da cui sarebbero nate le piante. I dolci frutti di cussas mattas, nelle epoche passate, ebbero una importanza fondamentale nella dieta delle popolazioni mediterranee. L’apporto calorico di un fico secco è notevole per individui che non tutti i giorni avevano di che mangiare. I Greci furono gelosi della produzione di fichi tanto da istituire la figura del sicofante (DELI) con un originario significato di custode dei fichi e successivamente di delatore perché obbligato a denunciare chi facesse contrabbando di fichi, atto che avrebbe impoverito, di fatto, le provviste alimentari del popolo greco. La diffusione dei siconi su tutta la costa di Gonone indica una presenza umana lungo i bordi del mare. I luoghi per noi meno accessibili, anticamente furono abitati come eremi da pastori o da religiosi bizantini che dovevano diffondere fra il popolo di pastori la nuova religione. La costa di Gonone conta diversi insediamenti di epoca prenuragica (Monte Longu), di epoca nuragica (Nurache Mannu, Fùili, Nurache Arvu) come di epoca romana. L’abbandono di quelle coste avvenne in epoca alto medievale (IX o X sec.), forse a seguito delle incursioni barbaresche che spinsero i giudici-re della Sardegna a chiedere aiuto e protezione prima al re dei Franchi e successivamente alle Repubbliche marinare di Pisa e Genova.

 

Tziu Santoru1 [’tsiu šan’toru] Topon. è una parete rocciosa nuda, uno strapiombo di circa 40 m. sul mare nei pressi di Cala Luna. <base etimologica è akk. tī’u ‘figue / fico’ + samtu ‘un rempart / bastione, baluardo, muraglia, parete rocciosa’ + ūru ‘vagin. représentation du pubis / vagina, rappresentazione del pube’, ma potrebbe anche essere akk. Urû ‘stallone’, epiteto del Dio della Natura, oppure ancora Horo, Hor, Horus il dio egizio del Sole, perché la parete è orientata al sole nascente. Si tratta dunque di una parete precipite orientata verso E e sormontata da un fico.

 

Tziu Santoru2 [’tsiu šan’toru] Topon. nei pressi di Meledéi e di Tìllai. Si tratta di un terreno in cui esiste una parete precipite di una ventina di m. di altezza, come anche un ammasso di pietre (dorg. millòne) in un terreno ghiaioso e pietroso, buono unicamente per il pascolo delle capre. Le caratteristiche geologiche di questo luogo non sono dissimili da Santoru, terreno sul mare in uso civico del comune di Villagrande Strisàili (ora di Lanusei). <unica ipotesi etimologica può essere il nome di un proprietario del fondo, Santoru (vd) era cognome presente a Dorgali fino al 1880 ma, fino al 1838 non esisteva proprietà privata e quel fondo non era possedimento di nessuno.

 

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