panosu [pa’nošu] agg. nell’intendere popolare odierno è “Riferito al grasso animale, specie della pancia (sugna) del suino”, indicante ‘buono da mangiare’, ‘pronto per essere mangiato’, ‘appetitoso’.
La paretimologia fa pensare ad una derivazione da ‘pane’ e, alcuni dizionari di lingua sarda lo mettono in relazione con il generico ‘nostro pane quotidiano’.
Ma se si trattasse della sugna (sùmmene) della scrofa, quale nesso avrebbe questa con il pane di qualunque tipo?
Brente panosa [’brεntε ꝑa’nɔša] Pancia mangereccia, appetitosa, per indicare su sùmmene a orrostu è un curioso sintagma.
Nell’uso attuale di questo aggettivo càpita anche di sentire Paneri panosu [pa’neri ꝑa’nošu] Paniere (culo) mangereccio (?).
Suona come paronomasia!
Anche sotto forma di metafora non è ipotizzabile l’idea di un ‘fondoschiena appetitoso’.
Forse i due glutei ed il canale di separazione hanno fatto pensare al panino imbottito? Non osiamo pensare al companatico!
È vero che nel travolgimento dei sensi dell’atto sessuale si è disposti anche a mordere e a chissà cos’altro, a quale altro verbo, ma non a mangiare. Sarebbe atto di cannibalismo per consumare un vero e proprio ‘fiero pasto’: quello che si intende per il conte Ugolino della Gherardesca nell’Inferno di Dante.
Insomma non è ammissibile credere che pancia o fondoschiena siano éduli.
È mangereccia, e decisamente squisita, la sugna arrosto che il mio amico Nino cucinava in modo sublime ma…, su paneri panosu è altra cosa!
Esso attira l’attenzione e merita lo sguardo compiaciuto e interessato. Stuzzica l’appetito sessuale. Diventa oggetto di disquisizione di natura estetica fra uomini come fra donne, sia che quello appartenga ad individuo di un genere o dell’altro. Quanto più è pieno, alto e sporgente, tanto più suscita invidia in chi non lo possiede in quella fatta.
Dunque eviteremo una derivazione etimologica riferita al latino panōsus ‘simile al pane, nutriente’.
Già nel termine panéri (deretano) si arguisce la funzione di rigonfiamento della curva del fisico nelle terga: il suffisso -eri esprime funzione. Si lega alla semantica della rotondità delle forme.
Per panosu, che condivide la medesima semantica, viene in aiuto l’espressione ogliastrina descrivente una giovane avvenente, una picciòcca panòsa [una βit’tʃɔkka βa’nɔza] una ragazza prosperosa.
Se consideriamo il radicale pana in akk. esso indica ‘davanti, parte anteriore’: l’aggettivo panòsa si riferisce, allora, al seno procace. Valgono le medesime considerazioni che si facevano per il lato b.
Per contro, se consideriamo la base etimologica di questo aggettivo dal sum. pana ‘curvatura ad arco’, siamo in presenza di un esplicito riferimento alla prominenza di un deretano sporgente; -osu è suffisso aggettivale.
Lasciamo l’interpretazione del termine ‘sporgente’ alla fantasia di ciascuno. Consideriamo, tuttavia, che in italiano panósu non ha traduzione immediata. Siamo costretti a ricorrere all’analogia, alla metafora, all’iperbole perché… non tutti i panéris sono panòsos!
Bibliografia:
-Luigi Farina, Bocabolariu Sardu Nugoresu – Italianu.
-Grazia Mereu e Gonario Francesco Sedda, ello tando? Ditzionàriu Sardu Gavoesu- Italianu.
-Ernesto Nieddu, Cuàste? – Vocabolàriu Biddamannesu.
-Mario Puddu, Ditzionàriu de sa limba e de sa cultura sarda.
©Andrea Deplano 2025