Orune canta

Orune canta
Compact Disc e MK del Tenore Folk Studio di Orune

Presentazione e testi a cura di A. Deplano
2000, Edizioni Frorìas


C’è un forte senso di riverenza nel cercare le parole per scrivere le impressioni e definire le emozioni che i canti raccolti in questo volume suscitano nell’ascoltatore. I vocaboli più belli e i verbi più adeguati sembrano insufficienti per descrivere le sensazioni prodotte nel pluriennale ascolto di questa registrazione. Quando si condivide con altri la passione per il canto a tenore e si visita insieme “dal di dentro” la struttura delle forme e degli stili è possibile coglierne le infinite qualità nelle interpretazioni personalissime che ne fanno questi cantori: spontaneamente allora si trova un’immagine capace di significare i nostri sentimenti sentiti: artuddat!

Il significato del lapidario commento racchiuso nel verbo usato (fa rabbrividire) non è portatore di una trasmissione universale di senso, non solo per coloro che non parlano sardo ma soprattutto per coloro che concepiscono la musica come un linguaggio costruito nell’articolazione di strutture fisse.

La musica, e in particolare il canto popolare, è creazione nel senso più alto e nell’accezione più intensa ed estesa. La capacità di creare musica nell’espressione più autenticamente tradizionale reinventata nell’interpretazione personale fino a segnare la produzione di un paese e farlo assurgere a modello per diverse generazioni, non solo nel centro di provenienza ma anche in tanti comuni che condividono questo codice comunicativo, a volte vissuto nella contrastante dimensione campanilistica, riesce a smuovere l’attenzione dell’appassionato cultore e dello staccato studioso.

I canti qui raccolti sono eseguiti dal Gruppo Folk Studio di Orune. La formazione ha una lunga storia fatta di successi raccolti in Sardegna e all’estero. Il percorso musicale ha origini lontane e si snoda nelle diverse storie di ogni singolo componente. La voce solista Remigio Gattu è nuovo alle sale di registrazione mentre la mesu-voche Pedru Tolu ha inciso nel 1983 come voce del Tenore Santa Lulla. Vittorio Montesu (contra) e Francesco Sanna (bassu) sono invece i fondatori del Gruppo – sul finire degli anni sessanta – che già nel 1976 incise una musicassetta destinata a fare scuola nel folklore isolano.

Il gradimento riscosso fra il pubblico fu immenso. Per individuare ogni altra formazione si declina oltre al nome il paese di provenienza del Tenore, l’immediata riconoscibilità a livello popolare del Tenore Folk Studio passa nell’assunzione del diminutivo del nome della Contra: su Tenore de Vittoriedda. Eppure nella musicassetta citata non erano riportati i nomi dei cantori. Dunque gli ascoltatori del nastro dovettero informarsi, ricercare le notizie sui componenti per poter ricordare con ammirazione unita ad affetto sincero l’eccezionale bravura del Gruppo Folk Studio. Certo altri interpreti del canto, nell’espressione formale più genuina ed autentica della tradizione sarda, vengono ricordati affettuosamente per nome: come esempio valgano i casi di Mazzone (del tenore di Mamoiada) e Preteddu (del tenore di Lodé). Ma si ricordano le voci per il loro particolare modo di interpretare i testi poetici, non l’intera formazione per la sapiente creatività della Contra.

Nel 1986 il Folk Studio è pronto per un nuovo progetto discografico. Per essere precisi non esiste programma di melodie di repertorio, non c’è scelta di testi, non rivitalizzazione di opera di poeti. Questo volume contiene unicamente il Canto nella sua forma più pura ed autentica che comunica gioia di vivere attraverso la libera creazione combinatoria di suoni, ritmi, musica. La voce impastata e grussa di ziu Remigio fornisce lo stimolo nella maniera più antica e informale contraddistinta da lunghe pause fra l’esposizione di una serie di versi poetici e un’altra. Sembra dire a faìna ‘ona no cheret presse.

La Contra, il Bassu e la Mesu-voche articolano il loro fitto tessuto sonoro e musicale nel solco di una struttura grammaticale che è già codificata nella pratica del canto secolare di Orune ma che va di volta in volta riscritta, adattata all’estro interpretativo dei nuovi esecutori.

Nel canto della tradizione si conosce solo l’ampiezza dello spazio sonoro disponibile per esprimersi: la maniera di riempirlo è affidata al gusto, all’esperienza e alla maestrìa dei cantori. A partire da questa regola si possono apprezzare sos jocos e sos ricamos (per usare dei termini cari a Vittoriedda) che il duo gutturale esprime articolando i suoni gravi sui quali si inserisce in un morbido intreccio la discreta mezza-voce.

L’ascoltatore esperto avrà modo di verificare quanto sia appropriato il titolo di migliore Contra della Sardegna (e perché no?, del mondo!) riservato da innumerevoli ammiratori a Vittorio Montesu ascoltando la ripetizione, a distanza ravvicinata, della stessa vocale per costruire un maggiore slancio nell’articolazione de sos corfos, valutare il ventaglio di vocali che egli utilizza nella composizione del suo canto, apprezzare la confezione degli incipit de su Tenore nei balli, ascoltare musica per godere de sa balentìa de sos mannos de su Tenore.

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