Che-i su bentu
Presentazione, testi e note al CD del Tenore Santa Lulla di Orune
1998, Edizioni Frorias
Colui che si disseta a una fresca e limpida fontana e scopre il gusto incomparabile del liquido che beve, prova, insieme al soddisfacimento del bisogno fisico, il piacere del gesto semplice ma importante. Egli si disseterà in numerose altre fonti ma nessuna riuscirà a produrre in lui le sensazioni di quella prima acqua.
Ho appreso il ruolo della voce del Basso del coro a Tenore nella pratica dell’ascolto de su Tenore de Orune e i primi rumori emessi dalla mia voce gutturale erano segnati dalla vocale o del paese barbaricino.
Con tanti amici orunesi ho avuto modo di introdurmi nell’arte antica di quel canto, ritrovare le mie radici culturali, provare godimento nel fare cerchio per rafforzare l’amicizia, esprimere suoni-segni di una produzione musicale che testimonia l’appartenenza all’ethnos.
Sicuramente è il timbro della vocale chiusa a conferire al modo di cantare degli orunesi l’incomparabile sonorità caratteristica delle voci del Basso e della Contra.
Intunnare è verbo fondamentale nell’espressione canora di Orune. Rimanda alla struttura culturale antropologica più profonda degli orunesi secondo i quali ogni forma di comunicazione, dal suono alla parola, dal ballo al linguaggio del corpo, deve essere sapientemente usata e regolata: non sono ammesse digressioni né espressioni incontrollate perché s’homine deve essere padrone della propria misura comunicativa.
Queste sono le uniche, ferree regole!
Peraltro il coro di Orune non accetta grammatiche. Ogni cantata è diversa dalle precedenti. Alla stretta osservanza delle forme di articolazione fonatoria viene contrapposta l’esigenza di competente sapienza nella libera creazione del testo musicale. La cura di quest’ultimo predomina sempre nelle loro performances, e per ottenerne la migliore tessitura, spesso, la voce solista è disposta a utilizzare il testo poetico come pretesto per fare musica.
Questa peculiarità appartiene al Tenore Santa Lulla già dalla prima registrazione (1983 – Tirsu 329) nell’indimenticabile voce dell’amico Martino Monni, artista dalla fertile creatività.
Le successive documentazioni discografiche (1986 Tekno Record MC 0070, 1992 – Compact Disc realizzato da una registrazione per una emittente televisiva tedesca – 1996 Tirsu TRC 1032) costruiscono il percorso di valorizzazione dei testi del patrimonio poetico del paese nelle voci di Pedru Cosseddu, di Pietro Tolu, di Gineddu Ruiu e di Taneddu Farina.
Sono voci pasàdas (distese), come richiede il canto in sas istèrridas a boche longa e in sos corfos de sa boche ‘e notte, di abili cantadores che conoscono l’arte del creare ritmo suono movimento nell’esecuzione di danze sfrenate come su Dillu o sa Lizèra e dei balli Lestru e Seriu. Voci melodiose per dialogare con il complesso impianto costruito dalla squillante – ma sempre discreta – mesu-boche di Giuseppe Mula, il potente basso di Antonello Bardeglinu e la contra prena di Fedele Sanna.
Un’armonia che rapisce l’udito dell’ascoltatore esperto e conquista a questo genere musicale antico nuovi appassionati.