Toponimi S

Ss

 

Šamaš, Šeméš [ša’maš – šε’meš] ‘dio Sole’. <ebr. šeméš, e cfr akk. šamû e ugar. šmm ‘cielo’. Ricorre nel Topon. Sungrone (d)e sa mesa [š un’grone e ssa ’meša] (vd) situato sopra Ghivine sul versante Gonone. Si potrebbe ipotizzare una sopravvivenza di cast. mesa per descrivere un altopiano ma sarebbe l’unico caso sardo in sostituzione di golléi. Né è il caso di pensare a tavola o tavolata per banchetti: l’amministrazione comunale ne ha realizzato alcuni per favorire le scampagnate in epoca assai recente. Non resta che ipotizzare una paronomasia. Il topon., come ogni ungrone del territorio di Dorgali, è esposto a W (info: Innassiu Mura). Il sole vi giunge dopo aver raggiunto lo zenith e lo riscalda fino al tramonto. È verosimile che le popolazioni nuragiche presenti a Ghivine e dintorni, avessero in unu- ḫur-šeméš un luogo di culto al Dio Sole. È il solo caso di presenza del nome Šamaš, Šeméš nel territorio dorgalese ma il Dio sole assume altre denominazioni come Uttu (vd Matteotto e Preda Ottoni), come Urû (vd Tziu Santoru), cfr Marianna Carvone (kar-bu-nu), vd uru (Bittiorè e Iscrittiorè), vd Osolai (Usil), e infine Solleante.

 

sant’Antoni [šantan’toni] 1 Topon. Su (b)ichinadu (d)e sant’Antoni [šu iχi’naᵭu ε šant an’toni] in Sa Serra. 2 Festa di sant’Antonio abate, la sera del 16 gennaio, con accensione dei falò nella piazzetta antistante la chiesa. Ando a sos focos de sant’Antoni [’aŋḍ a ssor ’foχor dε šant an’toni] Vado ai falò di sant’Antonio. Sos corrarzos de Sant’Antoni [šoš kor’rardzor d ’šant an’toni] erano i porcili adiacenti alla chiesa: i maiali allevati per conto della Chiesa erano macellati e le carni erano distribuite ai bisognosi proprio in occasione della festa del santo. Si tenga conto che ogni chiesa del territorio del paese, sul nascere, doveva avere una dotazione di terreno tancato intorno al tempio, recinti per bovini, caprini, suini, animali che costituivano il banchetto dei festeggiamenti per il santo a cui era dedicato il tempio. Sant’Antoni naschìdu est in Lisbona / tzittade (d)e Portugallu tantu altèra (A. Cubeddu, Moda a Sant’Antonio). vd pistiddu e Antoni.

 

santu [’šantu] 1 s.m. e agg. Santo. interiez. Su santu chi t’at fattu! [šu ’šantu χi t a ’ffattu] Il santo che ti ha fatto! Abbarra frimmu che-i sos santos de cresia! [ab’barra ’vrimmu χei šos ’santor dε ’krešia] Stai fermo come le statue dei santi in chiesa! L’an acattau che santu (d)e astrau [l an aχat’tau χε ’santu ε ’aštrau] Lo hanno trovato come una statua di ghiaccio. Sas terpìas ocannu no m’an lassau isperu santu [šaš ter’piaš o’χannu no m ’anε las’au iš’peru ’šantu] Gli insetti quest’anno non mi hanno lasciato nussun frutto. Si no paret imprumintu a santu [ši no m ’parεᵭ imprum’mint a ’santu] Sembra proprio promesso al santo (in situazioni in cui alcune avversità portano l’individuo a votarsi ad un santo).  s. pl. Santos. Ognissanti. Torrat a bidda po sos Santos: [’tɔrraᵭ a ’biḍḍa ꝑo ssos ’santoš] Rientra in paese per Ognissanti. Prov. Chin santos e chin macos nemos brullet [ki ’santoš ε ki m ’maχor ’nemor ’brullεᵭε] Con santi e con matti nessuno scherzi. 2 Topon. ~ Anna. ~ ’Arvara. ~ ’Asile. ~ Cristina, ~ Diliga. ~ Elène. ~ Elisabetta. ~ Jorzi. ~ Juanni. ~ Juanni ’e Oroviddo. ~ Nicola. ~ Portòlu. ~ Zagu. ~ Zoseppe. Il passaggio dei bizantini a Dorgali ha lasciato tracce profonde nell’onomastica.  <lat. sanctum (>sanciō) nelle cause di beatificazione prima e di proclamazione poi, si esaminano le prove dell’azione miracolosa di un individuo passato a miglior vita: il termine ha base etimologica nell’akk. sanqu «probatus» ‘riconosciuto per buono, corretto’, se invece stiamo alla raffigurazione iconografica medievale dei santi, dotati dell’aureola di luce, base etimologica è akk. sāntu ‘lumière rouge, aube, aurore, lever du soleil / luce rossa, alba, aurora, levar del sole’, ma se si ricercano valori cristiani come la dedizione e la rinuncia, base etimologica sarà akk. sanqūtu ‘obéissance / obbedienza’ richiesta al sangû ‘un prêtre, un officiant / un prete, un officiante’, condizione per il sangūtu ‘prêtrise, fait d’être prêtre / sacerdozio, fatto di essere prete’.

 

Sarachinu [šara’cinu] Topon. sotto Merghis, fra Icorè e Istelotte. <il toponimo è relativo ad un terreno vocato a viticoltura ed ortaggi e sta ai piedi di Monte Tului, la sua base etimologica è akk. šarru ‘re’, ‘sovrano’, ‘di prima qualità’ + ikû ‘campo coltivato’ + -inu suff. agg.le: sarakinu, col significato complessivo di ‘campo coltivato di prima qualità’.

 

Sarachinu in Su (b)acu de Sarachinu [šu ’aχu ε šara’χinu] Il toponimo nomina un canalone roccioso alquanto impervio in cui non si sviluppa agricoltura, la sua base etimologica è akk. sarāḫu ‘détruire, ruiner, être en miettes / distruggere, rovinare, ridotto in briciole’.

 

Sa Sarga de s’Abba Noa [ša ’šarga e ss ’abba ’nɔa] Topon. nel Supramonte. La denominazione corretta e appropriata è da registrarsi come Sarga (d)e s’abba noa [’šarga e ss ’abba ’nɔa]. La Sarga (Umbilicus Veneris), abbonda fra le rocce del luogo. Nella interpretazione popolare sarga diventò s’arga. Non è il solo caso di corruzione popolare: s’abba arva è diventato sa barva (!?), Fruncu Oddunue è diventato Fruncuddunue, Su gortei è diventato Sortei… Si radicò la convinzione che quella s- in inizio fosse articolo determinativo (sa) agglutinato al nome e che si dovesse produrre la elisione davanti a vocale (sa arga > s’arga), così non era e la denominazione corretta sarà Sa sarga (d)e s’abba noa.

 

Sattonile [šatto’nilε] Topon. costituito da un monticheddu e una cheja fra Oddoène e Sùrtana (info: Tonio Sale) ma uguale denominazione ricorre in Coa (d)e Sattonile presso tziu Santoru (info: Bovore Antzellu). <base etimologica è un composto sumero accadico che definisce entrambe le componenti dei due luoghi, un piccolo rilievo e un avvallamento che raccoglie, e mantiene, le acque di depluvio: sum. sa-tu ‘mountain / montagna’ + akk. nīlu ‘l’inondation d’un champ / l’inondazione di un campo’.

 

Šatû padû [’šatu ’padu] Topon. vd Tuppeddìe (Sa) [ša tuppeḍ’ḍie]. Topon. Non distante dall’attuale abitato, a Nord-Est del paese. Terra vulcanica che forma unu cucurìnu lavorato a vigna. È sempre stato un rompicapo, specie per la sua resa grafica che proponeva diverse ipotesi fra cui sa tuppa (d)e Dìa ‘il cespuglio di (Andr)>dia, soluzione più vicina al senso del sardo attuale. Oppure Sa tuppedda ‘la piccola stoppia’. Paronomasie! A Dorgali si sostiene che le precipitazioni non avvengano in eguale misura su tutto il territorio: a volte, si dice, proet a funes, la ghettat a funes: più abbondanti in una zona e meno abbondanti in un’altra. Il riferimento non è alla corda, semplicemente, in akk. zunnu è ‘pluie / pioggia’ (interdentale [z] > labio dentale [f]). <base etimologica del toponimo è akk. šatû ‘boire, être inondé / bere, essere inondato’ + akk. pedû, padû ‘épargner, libérer / risparmiare, liberare’ e, il composto šatû-pedû ebbe il significato originario di ‘risparmiato dalla grande inondazione’, cui si aggiunge il suff. territoriale ebr. –ìu > –ìe.

 

saùcu [ša’ucu] 1 s.m. Bot. Sambuco (ebbio). Sambucus nigra L. (s. ebulus L.). in Poes. esiste Saocu usato per esigenze di rima e ritenuto forma corretta. A cumbeniu issoro, in custu locu / su menzus offerente est su Saocu (P. Pireddu, Est semper ora, p. 32) e, nella strofa successiva: Su Saocu est tupposu, ispart’e bassu / a ocros indiscretos dat iffache / cussos frores biancos de bambache (P. Pireddu, op. cit. p. 33). Med. I fiori si utilizzavano in infuso per curare le bronchiti. Si usava anche per impacchi contro congiuntiviti e blefariti. L’infuso si mescolava al latte o all’uovo frullato per combattere la tosse. È considerata ottima pianta mellifera. Att.Um. Il legno è resistente ed era utilizzato per paleria nelle vigne. Bùddi.ti frore (d)e ~ po su dolore a ocros [’buḍḍitti ’vror ε ša’uχu ꝑo ssu ᵭo’lor a ’oχroš] Fai impacchi di fiore di sambuco sugli occhi contro l’infiammazione. 2 Topon. Su saùcu [šu ša’ucu] nelle vicinanze di Muru cunzau. <lat. e cat. saüc.

 

Secazuales [šecaju’ales] Su ponte (d)e secajuales [šu ’ꝑont e šecaju’ales] ([j]>[ž]) >seca zuales. Topon. in salto di Iloghe.

 

seccattu [šek’kattu] s.m. Strage. Massacro. Grave danno. Ecatombe. compare in Topon. Ponte (d)e su seccattu [’ꝑonte e ssu šek’kattu]. <è in relazione semantica con secare (vd) ma si intravvede anche akk. sikkatu, aram. sekketa ‘chiodo, punta’, ebr sukkā ‘arma appuntita, affilata’, sakkin ‘coltello’ > lat. sīca ‘punta, pugnale, assassino’ (OCE, II, p. 564), ma la base etimol. sembra essere akk. šaḫluqtu ‘la destruction, le désastre, l’annihilation / la distruzione, il disastro, l’annientamento’. Non è dato sapere se si tratti di disastro provocato da cause meteorologiche oppure da strage di persone, mancano riferimenti storici.

 

Sedda Artanuli [’šeḍḍ arta’nuli] Topon. nella vallata di Oddoène.

 

sedda [’šeḍḍa] ricorre nei Topon. Sedda Artanuli [’šeḍḍa arta’nuli]. Sedda ’e s’atta [’šeḍḍa e ss ’atta]. Sedda Compudadorzu [’šeḍḍa kompu»a’»ordzu]. Sedda Ortai [’šeḍḍa or’tai]. Sedda Ortale [’šeḍḍa or’talel. Sas seddas de Antine [šas ’seḍḍar de an’tinel. Seddas tancas [’šeḍḍas ’tankas]. <base etimologica è sum. šed ‘poggiare’ (S. Dedola, Faeddarzu, p. 1189).

 

Sena e Thomes, Sa Ena ’e Tomes. Viene così indicato un monumento archeologico dell’età del bronzo, datato al periodo nuragico, classificato come tomba dei giganti, per dire di una sepoltura dolmenica costituita da una allée couverte con pietre infisse nel terreno e copertura a piattabanda, sovrastata da una stele verticale del peso stimato di circa 7 tonnellate. Si trova a 4 km dal bivio Lula-Dorgali sulla 131 d.c.n. in direzione Dorgali sul lato sinistro della bretella che collega Isalle a Iloghe passando per Orroùle. Costituisce un ennesimo esempio di paronomasia della lingua sarda in cui inciampano i linguisti. Il terreno è privo di specie arboree, si presenta coperto di macchia mediterranea e prato poco rigoglioso, paesaggio tipico del luogo arido. Sene [’šene] e non già Sa Ena o s’ena perché, in alternativa, come forma intera, sarebbe sa (b)ena, se indicasse la sorgente. Nelle rese grafiche finora in uso si vorrebbe intendere una fonte, una sorgente di acqua (b)ena, in cui si suppone Afèresi di b- iniziale ed elisione della vocale dell’articolo determinativo. Nella pronuncia segue una vocale –e che nella scrittura è talvolta preceduta da ’e a presupporre un originario de per specificare appartenenza, proprietà. Nella interpretazione si pensa a Sa (b)ena (d)e = La fonte di. Si tenga conto che nel luogo a cui ci si riferisce non c’è traccia di acqua, nessuna sorgente, nessuna fonte. Tomes [’tomes] Non è dato sapere chi abbia proposto la denominazione con cui il monumento preistorico è conosciuto: nelle pubblicazioni, forse in uno slancio di esotismo, è stato proposto un iniziale th- del tutto inspiegabile che sembra riferirsi ad un Thomas (?). Nella interpretazione dei linguisti sembra non esserci dubbio sul fatto che si riferisca ad un Tommaso (?). Tuttavia, se t(h)omes fosse legato ad un personaggio non si capisce proprio chi possa essere stato: il territorio su cui è eretto il monumento, per secoli appartenne a Galtellì e fino all’acquisto dei terreni di Isalle-Orroùle sul finire del XIX sec. per conto dei Dorgalesi non fu terreno di proprietà. Ammettendo che vi abitasse un individuo, il nome personale, sia a Galtellì che a Dorgali, sarebbe Tomméu oppure, la forma più recente Tonnasu. Pertanto il nome cela un significato diverso da quello che da tempo immemore gli è attribuito. <La voce aram. šēn ‘dente’, come anche il sostantivo ebr. šēn ‘dente, zanna (said of mountains)’ hanno base etimologica nell’akk. šinnu ‘dent / dente’. Dunque non di sorgente si tratterebbe ma invece di un riferimento alla forma della stele che si staglia come fosse una zanna fra le altre pietre di dimensioni più ridotte. Nel sardo di oggi si ricorre ancora all’idea di dente de muru, dente de monte per intendere sporgenza di un muro, roccia isolata in accezioni edilizia e geologica. Quella zanna (la stele) non appare dritta nella posizione verticale: è visibilmente inclinata su un lato, pendente (leaning) come la torre di Pisa, come se dovesse cadere da un momento all’altro. La seconda –e di šēn è paragogica. Nel parlare dorgalese attuale non si registra verbo, avverbio o locuzione che possa metterci sulla pista ma, in diversi comuni ogliastrini (vd Cuàste di E. Nieddu p. 630-631) si ha il verbo tòmere (Villagrande Strisàili), tomìri (Lanusei) col significato di ‘pendere, essere inclinato, sbandare, oscillare’ da cui si ottiene la locuzione avverbiale tomes-tomes ‘in equilibrio instabile, barcolloni, oscillando, con pericolo di rovesciarsi’ (E. Nieddu, cit. p. 631). Anche G. Spano (p. 424) registra tomàreAndare cun sas manos in terra e pes in altu’. Corominas (V, p. 539) produce un antico fr. tumer, occitano tumà, cat. tombar, italiano antico tomare per ‘cadere’. In dorgalese è rimasto il v. tambare [tam’bare] col significato di Smuovere. Spostare. Spingere. Oscillare. No chirco (d)e tambare a nemos! [no n kirko ε tam’bar a nemoš(o)] Non cerco di smuovere nessuno. Metaf. No che tambo: [no n kε ’tambo] Non ci arrivo, Non riesco a capire. Dallo stesso v. ha origine tamba-tamba locuz. v.le (da participio iterato) Incedere incerto, insicuro, barcollante. Andare tamba tamba [aŋ’ḍarε ’tamba ’tamba] Andare barcollando da una parte all’altra. Cozzare. -au [tam’bau] 1 Part.pass. nei significati del v. 2 agg. Psicol. Matto. Spostato di testa. La base etimologica è akk. tamû 2) Religion Magie ‘est ensorcelé, est maudit, on lui a jeté un sort / è stregato, è maledetto, è vittima di un sortilegio’, si tenga conto che [u] è bilabiale come [b] + –are terminazione infinitiva. Insomma, Sene tomes [’šene ’tomes] Topon. e Archeol. non fu certo la denominazione iniziale del sito archeologico ma diventò epiteto per la pendenza della stele, come una dente a chìlliu [una ᵭεnt a ’killiu] un dente penzoloni, pronto a cadere.

 

Serandria [šeran’dria] Topon. confina con Mastruonnari, Mamuada, Sa tanca (d)e su campu. Nicola at picau a mesu costa, a Santu Portòlu, a  Serandria e a Su ‘Anzu (P. Pireddu, Da-e Passiàle a Gorroppu, in Est semper ora). La vicinanza di questo terreno a Mastru Onnari (Gunnari), altro nome medioevale, proietta Serandria all’epoca giudicale? Non si può risalire al personaggio Andria che diede nome a questo terreno mancando di documenti storici così remoti. Si può ipotizzare che fosse un nobile, se non un sovrano (giudice) di epoca medioevale. Ser fu titolo attribuito principalmente al sovrano «fr. ant. sire (980 nel sign. di ‘padrone, signore’, in riferimento a Dio). Successivamente ebbe senso di ‘signore, sovrano’ (av. 1250, Cielo d’Alcamo), ‘titolo usato per rivolgersi al re’ (fine sec. XIII, Novellino)» in DELI. Il titolo esiste anche in ingl. sir con il significato di ‘signore’. In Sardegna è testimoniato nei documenti medioevali: ka mi mandait iudice sere Ugo de Bassu (CSMB, 100). <base etimologica è akk. ṣīru (cfr sum. lù.ma) ‘roi; un noble; quelqu’un de haut rang; un Grand; un diplomate; un ambassadeur / re; un nobile; qcn di alto rango; un Grande; un diplomatico; un ambasciatore’. Serandria fece parte dei territori del feudatario che comprendevano anche Paulesa (altro nome medioevale).

 

serra Topon. sa Serra [ša ’šerra], uno dei quattro rioni storici su cui è fondata Dorgali. Il nome proviene dall’arcaicità, forse già in origine era sinonimo di ‘altura’. compare in Topon. ~ ’e apes [’šerra e ’aꝑeše]. ~ Artanule [’šerra arta’nule]. ~ ’e Cartoe [’šerra ’e car’toe]. ~ èdele [’šerra ’eᵭele]. ~ orrios [’šerra ’orrios]. ~ ’e Pradu [’šerra e ’ꝑraᵭu]. ~ ’e Predu [’šerra e ’ꝑreᵭu]. ~ Usàrtara [’šerra u’šartara]. ~ Zobbe [’šerra e ’dzobbe]. <base etimologica è akk. ṣūru ‘altura, roccia’, ṣēru ‘sopra, sulla cima’, lat. serra ‘altura’ (OCE, II, p. 563) e cfr anche cast. sierra.

 

settile [’šettile] 1 s.m. Geol. Piano in terreno scosceso. Altopiano declive. Pendìo di pianoro. Pianoro. 2 Topon. Su ~ [šu ’šettile] sul versante Cala Gonone, a W di Cala Luna. <akk. šeṭû ‘étaler, exposer, passer à plat / stendersi, distendersi, stagliarsi, dilatarsi, allargarsi, espandersi’.

 

Siddai [’šiḍḍai] Topon., Oron. e Idron. Siddai. Monte Siddai. Riu (d)e Siddai. Si trova a poca distanza da Cartòe e questo fu probabile approdo per i Fenici che penetrarono fino alla grotta di Ispinigoli lasciandovi tracce inequivocabili del loro passaggio. Sul territorio di Siddai (80 ettari circa) sorgevano tre villaggi di epoca nuragica ma si ha testimonianza anche di una città romana. Nel campo delle ipotesi non si può scartare l’idea che ci sia un riferimento, quanto meno sul piano fonetico, fra Sidone, capitale della Fenicia, e Siddai, a partire dal nome del dio fenicio Ṣd (leggi sid). La base etimologica di Siddai, tuttavia, è akk. šadû ‘montagne’ o, šiddu ‘long côté / lato lungo’ col significato complessivo di ‘costa montana’ + suffisso territoriale –ai (cfr S. Dedola, Cogn., p. 727); šiddu è anche una misura ‘720 cubits, un stade, 384 m (Néo Assyrien), 360 (Ancien Babylonien) / 720 cubiti, uno stade, 384 m (Neo Assiro), 360 (Antico Babilonese)’, mentre šiddi nāri significa ‘le long du fleuve, les bords du fleuve, les rives du fleuve / il lungo fiume, i bordi del fiume, le rive del fiume’.

 

siriu [’širiu] 1 s.m. Giara. Orcio. 2 Topon. Sa rutta (d)e sos sirios [ša ’rutta ε ssos ’sirioš]. <base etimologica è akk. ṭēru, ṭīru ‘argile / argilla’: la materia di cui è composto il manufatto, it. ant. ziro.

 

Solleante S’arcu (d)e [š ’arku e šolle’ante] Topon. Vicino a Luchiddai, ‘inue si (gh)ettat a pare sa preda niedda (de Pirischè) e sa bianca de Bàrdia / dove si congiunge la pietra nera (basalto) di Pirischè con la pietra bianca (calcare) di Monte Bàrdia’ (info: Luigi Mula). <è luogo protetto al sole del mattino dal Monte Bàrdia che copre il versante E, solo quando il sole raggiunge lo zenith riesce a raggiungere s’arcu (d)e Solleante, che non è lambito dal sole al tramonto.

 

sordadu 1 s.m. Soldato. 2 Topon. Su sordadu [šu šor’daᵭu] >soldo. <cast. soldado it. soldato.

 

Sorgolitta [šorgo’litta] Topon. nel salto di Isalle e Oron. Cucuru (d)e sorgolitta [’kucuru e šorgo’litta]. Vi è un pozzo di epoca nuragica.

 

sorichina [šori’cina] 1 s.f. Bot. Ononide (Ononis spinosa). Ononide spinosa, Arrestabue. Non è distinta dalla Genista corsica. Med.popol. Era usata per le sue proprietà antinfiammatorie e diuretiche. ricorre in alcuni Topon. Sa sorichina [ša šori’cina] microtopon. nei pressi di Pischina Niedda e Neulè: così chiamata per l’abbondanza della pianta spinosa omonima. Su pizu (d)e sa Sorichina [šu ’ꝑiddzu e ssa šori’cina], Siscala (d)e Sorichina [š iš’kala e šori’cina] (sopra la cantoniera de sa Nuche sicâ). Iscala Sorichina [iš’kala šori’cina]. <akk. ṣurḫu ‘chaleur / calore’ per le proprietà antinfiammatorie.

 

sorula [’šorula] agg. Sierosa. Topon. Sa (f)untana (d)e s’abba sorula. [ša un’tana e ss ’abba ’šorula]. >soru.

 

Sueredu Su [šu šue’reᵭu] Topon. in regione di Isalle. <base etimologica è lat. sūber, –eris (Quercus sūber) ‘sughero’, vd suerzu + suffisso territoriale lat. –ētum ‘bosco di …’ con base etimologica in sum. e ‘allevare, seminare’ + tum ‘essere adatto’: Su Sueredu ‘il luogo adatto alla coltivazione del sughero’, oggi però è terreno vitato dalla Cantina sociale.

 

suerzu [šu’erdzu] 1 s.m. Bot. Quercia da sughero (quercus suber L.). Gastron. Le ghiande erano utilizzate come surrogato del caffé.  Att.Um. La scorza della pianta era usata per la concia delle pelli. Il sughero per fare ispesales, recipienti in sughero adibiti ad usi diversi. -arzu [šuer’dzardzu] s.m. Boschetto di querce da sughero. -éddu [šuer’dzeḍḍu] s.m. dim. Piccola quercia. 2 Topon. Su suerzu [šu šu’erdzu]. <base etimologica è akk. ṣabāru ‘piegare attorno, avvolgere’, lat. sūber ‘sughero (pianta)’ il cui significato originario è ciò che recinge, copre, copertura (OCE, II, p. 578).

 

Sulitta [šu’litta] Topon. Punta Sulitta. Posta in territorio di Oliena.

 

suludra [šu’luᵭra] s.f. Geol. Macereto. Pietraia. Ammasso di materiali rocciosi franati. Sa suludra bianca, sa suludra manna, sa suludra ruja. 2 Topon. Sa suludra. ≥ issuludrare. <lat. (petra) soluta ‘pietrame sciolto’ (H. J. Wolf). Invero, base etimol. è sum. šu ‘pietra’ + lu ‘ammonticchiare’ + dar ‘frantumare, sbriciolare’ (S. Dedola, Topon., p. 634).

 

Su pica [šu ’pica] Topon. a fianco a S’Ena (d)e Iloghe. È una evidente paronomasia rilevabile fin dall’affiancamento di art. deter. maschile (su ‘il’) a nome femminile di uccello (pica ‘ghiandaia’). Oggi si assiste a forme di ipercorrettismo ed indicano Sa Pica ma prevale la pronuncia dell’art. determ. m. <base etimologica è akk. suppuḫu ‘dispersé, épars / sparso, frammentario’ con riferimento alle caratteristiche del terreno poco omogeneo. Una alternativa di segno opposto, ma ben più congrua, si individua nel composto akk. šūpû ‘rendu resplandissant, visible, célèbre, vanté / reso risplendente, visibile, celebre, vantato’ + 2) (in stato costrutto qā) ‘une surface d’environ 180 mètres carrés / una superficie di circa 180 metri quadrati’, šūpû-qā col significato originario di ‘superficie di terreno vantato’.

 

Surtana [’šurtana] Topon. valle montana al cui interno si trova Doloverre e che porta al monte Tiscali, S’iscala (d)e Surtana [š iš’kala ε ’šurtana]. <la bellezza del luogo dovette lasciare incantati i primi visitatori che paragonarono Surtana ad un disegno, dall’akk. iurtu eṣurtu ‘1) dessin, un croquis, une esquisse, plan, projet; 2) (par extension) desseins, projets, visées, intentions (d’un dieu, d’un roi); 3) document écrit, planche à écrire, une planche à dessin / 1) disegno, uno schizzo, un abbozzo, piano, progetto; 2) (per estensione) propositi, intenti, mire, intenzioni (d’un dio, d’un re); 3) documento scritto, tavola per scrivere, una tavola da disegno’ + suffisso –ana.

 

S’urvale o su survale? Lungo la circonvallazione a valle, dopo l’incrocio con Su (b)acu, si trova il Topon. [šur’valε]. Fino agli anni Settanta del XX sec. scorreva un rigagnolo originato da sversamenti in cui, gli individui, buttavano di tutto, soprattutto ogni materiale di scarto perché non riciclabile in alcun modo. L’apparato riproduttivo di una mucca, per esempio, non era in alcun modo utilizzabile e si buttava. Da questo si ipotizzò una origine del nome di luogo da vulva (urva) con aggiunta di suffisso agg.le –ale. Si è andati avanti con questa convinzione ma potrebbe anche trattarsi di Bot. survale (Equisetum palustre) ‘equiseto’ (M. Pi.: 775), particolarmente abbondante lungo il rigagnolo di acque maleodoranti di quell’avvallamento.

 

Suttaterra [sutta’ᵵerra] Topon. non discosto da Ghivine.

 

Šūtu rēṣu [’šutu ’retsu] Topon. vd Tiresi (Su) [šu ᵵi’reši] Topon. Il terreno, ai piedi del monte Tuttavista di Galtellì nel versante orientale, si raggiunge dalla S.S. 125 qualche chilometro prima di Orosei. È protetto ad Ovest dal monte citato e non viene mai lambito dai venti del Nord, solo talvolta da venti orientali ma soprattutto da venti provenienti da Sud: la sua esposizione è a mezzogiorno. È una palese paronomasia capace di trarre in inganno innumerevoli linguisti: da sempre il toponimo appare composto da articolo determinativo e sostantivo e, i linguisti che lo hanno esaminato lo affiancano alla ginestra, tirìa, ma se così fosse, la terminazione –esi per ‘terreno coperto di ginestra’ potrebbe ricorrere anche in altre località dorg. ed in altri comuni sardi. <Base etimologica è akk. šūtu (2) ‘1) le vent du sud, 2) le sud, le midi, face au sud / 1) il vento del sud, 2) il sud, il mezzogiorno, faccia a sud’ + rēṣu * ‘allié / alleato’, šūtu rēṣu con il significato complessivo che nel dorg. di oggi si direbbe ‘cara a sole’.

 

Sutzu [’šuttsu] Topon. Sutzu nel versante Est di Monte Tulùi raccoglie tutti i sentori della macchia che salgono verso la cima del monte, da cui non dista molto. <base etimologica nei v. causativi akk. taṣû, aṣû, waṣû, uṣû, šūṣû (leggi [’šuttsu]) ‘esalare, espellere’ (OCE, II, p. 597).

 

Sutzu tappaùdda [’šuttsu tappa’uḍḍa] Topon. nel versante Est di Monte Tulùi, per alcuni è solo Tappaùdda (vd).

 

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