Un amico, diversi decenni addietro, era stato costretto ad emigrare dal paese in preda ad una siccità protrattasi per cinque anni. Decise di andare in cerca di pascoli con il gregge di capre in provincia di Alessandria. Sbarcato a Genova, ancora dentro il porto, un individuo gli si avvicinò e gli domandò: «Ce n’hai erba?» Sebastiano aveva in mente la disperata esigenza di pascolo per il proprio gregge, non altro, e rispose: «Magari! Non sarei emigrato!»
La ricerca di prati ricchi d’erba ha spinto l’umanità di ogni dove a spostarsi per stabilire la propria dimora e prosperare nel luogo ideale. L’abbondanza di pascoli è sempre stata simbolo di prosperità e benessere sia per le società di cacciatori, attirati dalla presenza di erbivori da predare, che per le società di agricoltori e allevatori, ripagati del duro lavoro della terra dai frutti della pastorizia.
Colui che conosce il benessere sente anche un senso di protezione per sé e per la propria progenie, almeno in relazione al soddisfacimento del bisogno alimentare.
Il vitale verde del proprio prato costruisce un senso di sicurezza nella mente dell’uomo.
Cfr il salmo 23:1-3, Salmo di Davide. “Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli…”
Quando l’essere umano inizia a non avere più la propria autosufficienza mette in discussione quelle sue certezze con una esclamazione autoironica e antifrastica: Ja so a frore!
L’idea corre alla parola fiore contenuta nella frase ma, non c’è alcun rapporto di senso con la botanica!
Chi ricorre a questa locuzione lo fa piuttosto in forma autoironica riferendosi ad uno stato di disagio che investe se stesso, oppure è rivolta a qualcun altro, e si impiega un tono dispregiativo.
Tutte le significazioni della parola originale sono racchiuse nell’espressione idiomatica pansarda
a frori ses [a ’frori ’zezi] camp.
a frore ses [a ’frorε sεs] logud.
Il modo di dire compare spesso anche in forma ironica per chi sa ridere delle proprie disgrazie, oppure sarcastica e denigratoria, all’indirizzo di persona incapace di capire o rispondere a tono.
Anche la persona mal combinata nel vestire o nel fisico, incapace di svolgere atti un tempo usuali, oppure sporco, perché negligente nell’igiene, diventa bersaglio di questa locuzione.
Gi ses a frori! [dʒi zez a ’frori]
Zai ses a frore! [’dzai šεš a ’frorε]
Sei davvero mal ridotto!
A frori ses, no ti mancat nudda!
[a frori zezi | no ᵭi ’manka nnudda]
A frore ses, no ti mancat nudda!
[a frorε šεš | no n ti ’manka nnuḍḍa]
Sei ben preso, non ti necessita nulla!
Gi est a frori! Ma no ndi tenit genti (d)e di girai ogu?
[dʒi εšt a frori | ma no ndi ᵭeni ’ddʒεnti dε di dʒi’rai ’oγu]
Jai est a frore! Ma no nd’at zente (d)e li zirare ocru?
[ja εšt a frorε | ma no ŋḍ a ’ddzεnt ε li dzi’rar ’oχru]
È davvero mal ridotto! Ma non ha nessuno che possa badare a lui?
L’origine dell’espressione sarda si trova nell’accadico aburriš ‘dans une verte prairie, en sécurité, hors de danger, dans la prospérité, dans l’abondance / in una verde prateria, in sicurezza, fuori pericolo, nella prosperità, nell’abbondanza / me in unu pradu birdi, in segurantzia, foras de perigulu, me in sa prosperidadi, me in s’abbundantzia / in unu pradu birde, in segurantzia, foras de perigulu, in sa prosperidade, in s’abbundantzia’,
dal sostantivo aburru 1)
‘pâturage, prairie, (sens figuré) situation d’un peuple heureux / pascolo, prateria, (senso figurato) situazione di un popolo felice / pasculu, pradu, (sensu figurau) situatzioni de unu populu diciosu / pasculu, pradu, (sensu figurau) situatzione de unu populu ditzosu’.
Nella catena fonosemantica aburriš conosce epèntesi di -r- ab-r-urriš > afroriš > a frori/e; il suono bilabiale [b] > labiodentale [f], ma l’espressione sarda non si discosta dal significato che ebbe nel Medio Oriente.
Conserva una notevole carica autoironica che contraddistingue ancora le popolazioni che vivevano del lavoro dei campi come gli antichi Sardi.
Bibliografia:
-S. Dedola, Faeddarzu.
-A. Deplano, Dizionario Etimologico Dorgalese.
-https://www.assyrianlanguages.org/akkadian/index_fr.php.
© Andrea Deplano 2024
foto che raffigura un pascolo, creative commons.