Chissà quante volte, spazientiti, avremo invitato qualche insolente a si dda pigai muru muru !
Nelle nostre intenzioni non ci si riferisce al diroccato muro di Berlino né a quello che Trump erige attualmente fra Messico e USA per arginare l’immigrazione: come se si potesse fermare l’umanità !
Muru non intende (solamente) una costruzione di pietre tessute come i muretti a secco, o tenute insieme da un legante come il cemento. Eppure è ben vero che certi dizionari di sardo riportano questo unico significato e, nel corredo fraseologico di alcuni di quei dizionari troviamo muru-muru come ‘rasente il muro’.
No, muru in sardo campidanese significa altro ! Corrisponde al logudorese moro e questo non ha niente a che vedere con i saraceni, i turchi, gli africani.
M. Pittau considerava il cognome Moro, Muru, Demuru, Demuro proprio con il significato di moro comune all’it. ed allo spagnolo. Un cognome assai diffuso in Italia, in Inghilterra, in mezza Europa, nel Mediterraneo fin da prima dell’anno Mille (è attestato nei condaghes),
Moro è diffuso anche in Sardegna, a Mamoiada, ma nemmeno nel comune barbaricino indica ‘proveniente dalla Mauritania’.
La base etimologica del cognome nelle sue varianti potrebbe essere nel sumerico e accadico murû ‘tempesta di pioggia’ ma, forse è più congruo vederci l’accadico mūru(m) ‘giovane animale; giovane toro; puledro di asino o di cavallo’.
Suona come appellativo: epiteto rivolto al potente, un re, un guerriero, un eroe.
La materia non è di immediata comprensione. Occorre allora rivisitare il Carnevale dei paesi dell’interno dell’isola e cogliere ogni minima manifestazione in cui ricorre il nome moro / muru.
Giolzi moro è il protagonista del Carnevale di Bosa. Individui incappucciati indicano, toccano, illuminano i genitali maschili e femminili e urlano Giolzi moro!
A Dorgali zorzi è l’organo sessuale femminile (motivo per il quale nessuno chiama Giorgia/o un proprio figlio) e, nel Carnevale dell’intera isola Gio(l)rgi è il ‘Dio della Natura’, il Dio fecondatore messo al rogo per rinascere.
Fra le manifestazioni del Carnevale la stessa rappresentazione del cóito sul suolo inneggia al Dio della Natura.
Si perde la distinzione di organo sessuale maschile o femminile : zorzi come moro simboleggia l’apparato riproduttivo per l’atto della fecondazione.
Anche se, nel linguaggio barbaricino moro indica specialmente ‘ano’ come attestato in un componimento poetico satirico in undichinas:
Tando lassan sa matza /
e ti chircan a moro /
po sos ischertzos male cumbinados. /
Unu chin sa tanatza /
ti l’istirat sos oros /
s’àtteru cosit a duos ispaos /
e cando ti lamentas /
peus los arrebentas /
punghen e tiran prus indoliaos /
e s’est irbarriau /
ti lu fachen istare apossiau.
(A. Cucca, Su mittìche).
Sia Giolzi, Zorzi, che Moro, Muru si identificano nello stesso significato: una autentica sinéddoche.
Fin nelle più remote lingue mesopotamiche passando per il sumero, l’accadico, l’assiro, il babilonese il termine muru faceva riferimento al giovane animale campione di fecondità.
Così è ancora celebrato nelle vestigia della toponomastica sarda, cfr Murisinu in cui oltre a muru si ha anche la presenza di Sîn ‘Dio Luna’, da sempre ritenuto il fecondatore del nostro pianeta.
Siamo distratti ma anche nel frutto del fico d’India si riscontra muru, e non solo…La parte terminale del nome del frutto spinoso in sardo (figumurisca) è -isca come in accadico ishu ‘testicolo’, da cui sappiamo che nel XVII secolo i Sardi affiancarono il frutto proveniente dal Messico ad un ‘testicolo di giovane animale’ : d’altronde, nella coltivazione del fico d’India ‘si crastat’ (in siciliano scozzolare) per ottenere frutti migliori e, non potrebbe essere diversamente.
Insomma, se invitate qualcuno a
si dda pigai muru muru !
[a zi da βi’γai ’muru ’muru] potrà farlo anche in campo aperto, lontano da cinte murarie!
Bibliografia:
-S. Dedola, Faeddarzu.
-A. Deplano, DED.
© Andrea Deplano 2025
Foto di Paola Capra